In Toscana: itinerari, guide e idee per passare una vacanza in Toscana.
Carrara
Le cave di marmo di Carrara sono le più famose in tutto il mondo: nelle cave di marmo di Carrara vennero i più famosi scultori, artisti e architetti per scegliere il marmo per le loro sculture e i loro capolavori.
Finissima polvere bianca ricopre le auto sul piazzale di fronte la Mensa del Cavatore, distante pochi chilometri da Colonnata, su per le vie e strade che portano ad una delle zone più antiche per l'estrazione del marmo, le Cave di Gioia. Accanto a piatti della tradizione toscana ancora si trova l'alimento principe di queste zone: il lardo.
Era necessario mangiarne in grandi quantità per dare al fisico l'energia necessaria a sopportare la fatica del lavoro e per combattere il freddo.
La storia delle cave di marmo di Carrara che si aprono alle spalle di Carrara inizia durante il periodo romano quando dalla capitale del l'impero venivano richiesti grandi quantitativi di marmo per i templi e gli edifici pubblici.
A Colonnata furono così trasferiti moltissimi schiavi per l'estrazione del marmo che già era in uso sui monti delle Apuane. Nella zona di Fossacava, un chilometro a valle di Colonnata, intorno alla prima metà del I sec. d. C. nacque il più grande complesso estrattivo di epoca romana, sviluppato ad anfiteatro lungo un fronte di 200 metri e da cui si estraeva un marmo chiamato all'epoca azzurro variegato.
Il marmo veniva trasportato dagli schiavi fino alla costa da dove veniva spedito verso Roma.
Un museo per ricordare il lavoro nelle cave
Sul piazzale delle cave nella zona di Fantaiscritti, dopo aver osservato le polverose strade che portano file di camion pronti a caricare i blocchi di marmo frutto del lavoro di giorni e giorni, viene naturale porsi una domanda: come facevano i cavatori a lavorare nel passato e con quali mezzi potevano lavorare? Walter Danesi, vecchio cavatore, ha voluto dare a tutti coloro che si aggirano per il mondo delle cave di marmo alcune risposte, raccogliendo e ricostruendo pazientemente le varie fasi e la storia dell'escavatone, dai Romani fino ad oggi, e raccontando con didascalie la vita dì coloro che nelle cave hanno speso la propria esistenza. In un piccolo Parco-museo all'aperto sono stati raccolti tutti i pezzi originali che Danesi ha acquisito in anni di lavoro e di ricerca, alternando, laddove non era possibile reperire gli strumenti originali, ricostruzioni dei mezzi e delle metodologie di scavo. Dal periodo in cui i Romani utilizzavano le cave in poi, sono descritti i lavori più faticosi e pericolosi, quali quello del "lizzatore", colui che faceva calare dalle cave in alto su una slitta, la lizza, i blocchi fino al punto dove potevano essere caricati sui carri per il trasporto a valle o quello del "tecchiaiolo", colui che era incaricato di bonificare la cava da quei massi che rischiavano di cadere sui lavoratori. Molti i pezzi raccolti, alcuni dei quali spiegano quale dovesse essere la dura vita dei cavatori, costretti a staccare i pesanti blocchi di marmo con ingegnosi strumenti. Singolare una scultura a grandezza naturale che raffigura due buoi che trainano un carro, antesignani della ferrovia e dei camion nel difficile compito di trasportare i blocchi dalle cave fino al mare.
IL LARDO DI COLONNATA
La storia del Lardo di Colonnata affonda le sue radici nelle tradizioni legate al mondo dei lavoratori del marmo delle Alpi Apuane.
La dura vita dei "cavatori" richiedeva cibi nutrienti che apportavano energia, dato il notevole sforzo fisico che essi dovevano sostenere.
Ogni operaio preparava il suo panino con lardo accompagnato da un fiasco di vino per assicurarsi le energie per affrontare la fatica del lavoro duro.
Il prodotto sìmbolo di Colonnata veniva stagionato in conche di marmo collocate nelle cantine e nelle grotte di questo paesino nei dintorni di Carrara. L'umidità del posto e la porosità del marmo delle conche, unita all'arte di dosare spezie e sale per la stagionatura, rendevano un semplice strato di grasso ricavato dal maiale una vera delizia. Ancora oggi il lardo si produce strofinando le pareti delle conche con aglio e aromi ricoprendo il fondo con sale, erbe, pepe nero macinato, rosmarino, salvia e aglio fresco spezzettato. Segue una lunga stagionatura.
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